Saggio di Alberto Piccini dedicato a Reino Liefkes, dirigente del V.A.M. di Londra e a Timothy Wilson.

maiolica, forma aperta, Bernard Rackham, Victoria and Albert Museum

Il titolo è quello del capitolo “G” del catalogo della maiolica italiana del Victoria and Albert Museum di Londra (da pagina 169 a 177 dal n.519 al 537 compresi) scritto dal famoso studioso Bernard Rackham, pubblicato nel 1940 e ristampato con modifiche nel 1977, con una nota editoriale di J.V.G.Mallet. Si tratta di un gruppo di 18 maioliche (esclusa la n.534, perché non omogenea con le altre), databili ai primi due decenni del XVI sec. (una soltanto è datata 1520 – la n.537), tutte di forma aperta: piatti, tondini, taglieri, coppe con e senza piede ed attribuite, secondo il Rackham, alla mano del figulo che realizzò la scodella della Lehman Collection, attualmente al Metropolitan Museum of Art di New York, n.62 del catalogo di J.Rasmussen; dedicata da un membro della famiglia Manzoli di Bologna al pontefice Giulio II della Rovere, dipinta in policromia e a grottesche su fondo blu scuro con smalti straordinari, datata 12 settembre 1508 nel verso, sul cavetto centrale, insieme alla firma:

firma_piatto

“facta fu i Castel dura-te Zua maria vro” (fatta in Casteldurante da Giovanni Maria vasaro).

E’ sicuramente la maiolica Rinascimentale italiana più famosa e tra le più belle in assoluto. Quasi tutti gli studiosi del secolo breve si sono occupati di questa maiolica e del suo autore Giovanni Maria vasaro senza a mio avviso svelare a pieno il mistero che ancora si cela dietro questa firma. Ancora »